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martedì 28 settembre 2010

Daniele Luttazzi: la narrazione emotiva

di Daniele Luttazzi, da "Il Fatto Quotidiano"

La “guerra civile fredda” è l’esito del progetto organico, reazionario, fatto di disuguaglianze e gerarchie, in atto da un ventennio nel Paese. Ne sono conseguiti, fra l’altro, un aumento del 553% della cassa integrazione, una manovra economica che beffa i ceti medi e un piano federalista che porterà alla divisione fra regioni di serie A (magari da annettere alla Carinzia) e di serie B. (…)

Siamo all’egemonia berlusconiana: Berlusconi in questo momento controlla tutto. Come ci è arrivato? Bè, prima ha edificato un impero mediatico come ormai sappiamo (fondi neri AllIberian a Craxi, finanziamenti enormi da banche infiltrate dalla P2, Dell’Utri che fa da cerniera tra mafia e gruppo Berlusconi, Previti che gli porta la Mondadori corrompendo un giudice con i soldi della Fininvest) e poi, attraverso questo impero mediatico, ha fatto propaganda per se stesso con sofisticate tecniche di matketing politico che vengono dall’America.

In America, gli strateghi politici di destra hanno scoperto che l’elettorato non vota in modo razionale, ma in base a suggestioni emotive. Il programma elettorale diventa secondario, se non sai come raccontarlo. Vinci le elezioni ( è questo il trucco prodigioso) se lo sai raccontare come una storia che crei con l’elettore un legame emotivo. Legato emotivamente, l’elettore sospende la sua capacità critica. E magari finisce per votare Berlusconi anche se a conti fatti non gli conviene. E’ il fenomeno dell’operaio che vota Berlusconi.

Come si racconta una storia efficace dal punto di vista emotivo?
Cinque gli elementi importanti:
1) ostacoli da superare;
2) debolezze;
3) volere a tutti i costi;
4) unicità;
5) protagonista e antagonista agli antipodi. (…)

Berlusconi si mostra sempre così preoccupato della sua immagine che tu lo vedi e pensi: – Caspita, questo prima di una colonscopia si fa mettere il fard su per il culo! – (…)

Cinque mesi fa ha superato se stesso. Studenti e professori protestano contro la Gelmini, Berlusconi dice: “Avviso ai naviganti: darò al ministro degli Interni istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell’ordine”. Lo dice in tv. Scoppiano le polemiche. Il giorno dopo Berlusconi dice: – Non ho mai detto né pensato che la polizia debba entrare nelle scuole. – Tutti si incazzano per la presa per il culo. Il giorno dopo ancora , Berlusconi nega la smentita: – Io non ho cambiato giudizio.- Sigmund Freud dall’aldilà, ha commentato:- Anche se fossi vivo non potrei aiutarlo.- (…) Il nostro Lolito va al compleanno di una diciottennne a Napoli. Veronica:- Io e i miei figli siamo vittime di questa situazione. Dobbiamo subirla e ci fa soffrire.- Benvenuta nel club. (…)

Berlusconi ha raggiunto il nadir col terremoto a L’Aquila. L’avete visto, no? Va ai funerali. Però non rimane in mezzo alle autorità. A un certo punto, sicuro di essere inquadrato dalle telecamere, si scapicolla verso i parenti delle vittime. Piangeva più di loro. C’era gente che aveva perso i figli che lo consolava. –Coraggio presidente. – Ruba di continuo la scena: va ai funerali, si mischia ai parenti, si stende nelle bare. –Ci penso io. Ci penso. Ci penso io.- Poi si è messo da una parte ad autografare Bibbie. (…)

Volere a tutti i costi una cosa è fondamentale per un personaggio ben scritto. Cosa vuole Di Pietro a tutti i costi? Vuole bloccare Berlusconi e il suo conflitto di interessi. Nella narrazione di Di Pietro, lui è il protagonista, mentre Berlusconi è l’antagonista. Ne ricava un effetto virtuoso: più Berlusconi accumula potere e sfascia la democrazia, più titanico e quindi interessante diventa lo sforzo di Di Pietro di contrastarlo. Il personaggio di DiPietro, da un anno a questa parte è raccontato benissimo. Ti sembra di sapere tutto di lui, come uno di famiglia. Ti pare quasi di vederlo, ogni mattina, in bagno, mentre si fa la barba con una bottiglia rotta. Soprattutto, sai come si comporterà nelle varie circostanze: sintomo che Di Pietro ha stabilito un contatto emotivo. (…) Fra parentesi: va ricordato che la sinistra che non è più in Parlamento perse le elezioni dell’aprile 2008 perché qualche mese prima aveva votato, con il Pd, con Di Pietro e con tutta la destra, per finanziare i Cpt, le missioni militari e il riarmo del nostro paese. E’ inutile chiedere in piazza la chiusura dei “lager per gli immigrati” , parlare contro le guerre e l’imperialismo e poi votare con la destra per rifinanziarli. La narrazione deve essere congruente, sennò il pubblico ti punisce. Nel frattempo, in Rifondazione continuano le scissioni. Ieri Vendola è andato da un mago e si è fatto segare in due. (…)

Bossi è un maestro del racconto emotivo. Bossi è ai livelli di Tolkien: ha inventato di sana pianta una terra mitologica, la Padania, che non esiste. La Padania e i suoi antichi riti: bere l’acqua del Po. E cagare per tre giorni di seguito. Gli antichi riti padani. (…) La domanda che si impone, a questo punto, è come mai Prodi abbia vinto per due volte le elezioni contro Berlusconi. Il perché è sempre narrativo, ovvero emotivo: Prodi ha saputo opporre alla fabula berlusconiana una storia originale. Nella storia di Prodi, il protagonista non era lui, ma un gruppo: prima l’Ulivo poi l’Unione. Nelle storie che parlano di un gruppo, ad esempio Il grande freddo, oppure Salvate il soldato Ryan, c’è in gioco un grande elemento emotivo: il gruppo sopravviverà agli eventi che lo minacciano, o si sfalderà? Questo genere di storie è molto avvincente, anche se finisce di solito con il gruppo che si sfalda. E infatti Mastella se ne va, fine del gruppo, fine del film. Esaurita la carriera politica, poi Prodi l’hanno messo a fare lo stallone. Ma questa è un’altra storia.

(4 novembre 2009)

(fonte: Micromega da Il Fatto Quotidiano)

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